La saga dei Cocco da Marettimo al Portogallo

A saga dos Cocco de Marettimo em Portugal

Emilio Milana
Emilio Milana, egadiano, ingegnere optoelettronico, ha scritto saggi di archeologia, storia dell’alimentazione e tradizioni popolari. Vive tra Marettimo e Bologna.

Tutto era cominciato un mattino di novembre nel piccolo cimitero di Marettimo, nelle isole Egadi. Girovagavo era le tombe di inizio Novecento, quelle sotto ii muro di Mezzogiorno, ancora coperte con le piastrelle tunisine fiorate di azzurro. Tombe semplici, umili, allineate; ma tristemente fatiscenti per le erbacce e i danni di una incuria smemorata. Sembravano tutte uguali, all’infuori di una, che sotto ii lato di Ponente appariva diversa, recente, nel rivestimento di pregiato granito scuro che, a tutta prima, poteva risalire a non più di venti-venticinque anni addietro. Pochi passi, e una breve iscrizione in lettere di bronzo, con una foto in porcellana, riportava a un certo Giuseppe Cocco di Paolo, nato a Marettimo e morto nel 1933 a 82 anni; occhi piccoli, incavati, penetranti; baffoni e capelli bianchissimi.

Dei Cocco, a Marettimo, si sapeva a malapena che erano stati una grande famiglia e che una parte di essi era emigrata in Portogallo all’inizio del secolo passato, facendo fortuna nell’industria della salatura del pesce e in quella farmaceutica.

Piu osservavo quella tomba e più si radicava in me l’idea che l’attenzione per quell’antico avo, a distanza di diversi decenni, dovesse essere legata a un profondo sentimento di devozione o a un grande atto di beneficenza. All’idea, presto, faceva seguito la curiosità e una veloce indagine presso l’unico discendente nell’Isola, chiariva che nell’ estate del 1996 si erano ritrovati a Marettimo alcuni esponenti della famiglia di un certo Pino Cocco – nipote del defunto Giuseppe – residente a Olhão nell’Algarve portoghese. A questo punto, era intuibile che il rifacimento della tomba potesse risalire a quella data e che Pino avrebbe potuto costituire la chiave di lettura della storia dei Cocco in Portogallo. Una visita successiva in Portogallo si rivelava fondamentale nella ricostruzione genealogica della famiglia.

Tudo começou numa manhã de novembro no pequeno cemitério de Marettimo, nas ilhas Egadi. Perambulava pelas tumbas do início do século XX, aquelas sob a parede sul, ainda cobertas de azulejos tunisianos floridos de azul. Túmulos simples, humildes e alinhados; mas tristemente desmoronando das ervas daninhas e danos de negligência esquecida. Todos pareciam iguais, exceto um, que sob o lado do Ponente parecia diferente, recente, no precioso revestimento de granito escuro que, à primeira vista, não poderia datar de mais de vinte e vinte e cinco anos atrás. Alguns passos, e uma breve inscrição em letras de bronze, com uma foto em porcelana, referiam-se a um certo Giuseppe Cocco di Paolo, nascido em Marettimo e falecido em 1933, aos 82 anos; olhos pequenos, fundos e penetrantes; bigode e cabelos muito brancos.

Dos Cocco, em Marettimo, mal se sabia que tinham sido uma família numerosa e que uma parte deles emigrara para Portugal no início do século passado, fazendo fortuna nas indústrias de salga de peixe e farmacêutica.

Quanto mais eu observava aquele túmulo, mais enraizada em mim a ideia de que a atenção para aquele ancestral, depois de várias décadas, deve estar ligada a um profundo sentimento de devoção ou a um grande ato de caridade. A ideia foi logo seguida de curiosidade e uma rápida investigação do único descendente da ilha, que esclareceu que no verão de 1996 alguns membros da família de um certo Pino Cocco – sobrinho do falecido Giuseppe – se encontravam em Marettimo – residente em Olhão no Algarve Português. A esta altura, era óbvio que a reconstrução do túmulo poderia remontar a essa data e que Pino poderia ter constituído a chave de leitura da história da família Cocco em Portugal. Uma visita posterior a Portugal revelou-se crucial na reconstrução genealógica da família.

Un piccolo grande uomo: Giuseppe Cocco

Um pequeo grande homem: Giuseppe Cocco

Nel quadro genealogico dei Cocco I’ antico avo Giuseppe del cimitero marettimaro si inserisce autorevolmente quale simbolo di una saga ante litteram della famiglia.
Nasce nel 1851 dall’unione di Paolo Cocco e Rosa Scaduto 1, in una Marettimo ancora indefinita, ma già ricca di promesse e di risorse, legate prevalentemente alla pesca di sardelle che in quel periodo girano abbondanti intorno all’Isola. II padre Paolo, ventenne, proveniente da Palermo, era sbarcato nell’isola egadiana intorno al 1849, con la speranza di un guadagno stabile legato alla sua arte di “mastro salatore”, ma probabilmente, a causa dei turbolenti avvenimenti politici di quel tempo, era anche alla ricerca di una patria, di un “piccolo mondo” in cui potesse esprimersi liberamente, traendo le risorse per sostenere i bisogni della famiglia e invecchiando in serenità.

No quadro genealógico da família Cocco, o antigo antepassado Giuseppe do cemitério de Marettimaro é inserido com autoridade como símbolo de uma saga ante litteram da família.
Nasceu em 1851 da união de Paolo Cocco e Rosa Scaduto 1, num Marettimo ainda indefinido, mas já cheio de promessas e recursos, principalmente ligados à pesca da sardinha que nesse período circulava abundantemente pela ilha. Seu pai Paolo, de vinte anos, de Palermo, desembarcou na ilha egípcia por volta de 1849, com a esperança de uma renda estável ligada à sua arte de “mestre saleiro”, mas provavelmente, devido aos turbulentos acontecimentos políticos daquele tempo, procurava também uma pátria, um “pequeno mundo” em que pudesse expressar-se livremente, mobilizando os recursos para sustentar as necessidades da família e envelhecer com serenidade.

1 Da qui in poi tutte le vicende e i dati riguardanti i componenti dei diversi rami della famiglia Cocco, citaci nel testo, sono stati forniti, nel corso di alcune interviste condotte dall’autore in Portogallo, da Beatrice e Salvador, figli del defunto Pino Cocco, residenti in Olhão (Algarve); da Paolo Miguel, figlio de] defunto dott. Michele Cocco creatore della casa farmaceutica Lusofarmaco, residence in Lisbona; da Vicente Campo, nipote di Sarina Cocco, residence in Matosinhos (Nord Portogallo); da Margherita Fonseca, nipote di Francesco Cocco. Tutte le persone intervistate hanno rilasciato il loro consenso alla divulgazione dei fatti qui descritti. L’autore conferma la perfetta corrispondenza di quanto scritto con quanto è stato narrate dai discendenti, senza alcun inserimento non veritiero o frutto della fantasia narrativa.

1 A partir daqui todos os acontecimentos e dados relativos aos membros dos diferentes ramos da família Cocco, mencionados no texto, foram fornecidos, no decurso de algumas entrevistas realizadas pelo autor em Portugal, por Beatrice e Salvador, filhos do falecido Pino Cocco, residente em Olhão (Algarve); por Paolo Miguel, filho do falecido dr. Michele Cocco, criadora da empresa farmacêutica Lusofarmaco, residência em Lisboa; por Vicente Campo, neta de Sarina Cocco, residente em Matosinhos (Norte de Portugal); a partir de Margherita Fonseca, neta de Francesco Cocco. Todas as pessoas entrevistadas deram o seu consentimento para a divulgação dos factos aqui descritos. O autor confirma a perfeita correspondência do que está escrito com o que foi narrado pelos descendentes, sem nenhuma falsa inserção ou fruto da fantasia narrativa.

Nel 1855, Giuseppe è già nella casa dello Scaro di mezzo, che il padre Paolo ha realizzato qualche anno prima in un lotto di terreno acquisito dai Pallavicino, allora proprietari delle Isole Egadi. Per una stratuzza sterrata – diventerà Vicolo Cocco sul finire del secolo – si arriva dopo pochi metri ai malaseni, dove mani abili ed esperte, sotto la guida del padre Paolo, si adoperano a mettere sotto sale, dentro barili di Ruvolo, il pescato della giornata: sarde, anciove, scurmi. ‘U tunnu, quando ce l’hanno, lo conservano in liquida salamoia per venderlo come tunnina.

Tra vallira, pisci salati e varchelonghe, Giuseppe à naturalmente coinvolto nell’imparare l’arte di famiglia, e mostra, già da ragazzo, spiccate doti di intelligenza e di intraprendenza. I suoi occhi piccoli, incisivi, solitamente rivolti verso l’orizzonte, sono come quelli di un capobarca alla ricerca del segno premonitore, del tempo che sta per arrivare, malo o bono che sia. Ancora adolescente si prende cura del fratello Michele, di otto anni più giovane, che lo segue devotamente; a trent’ anni sposa Carolina Torre che gli darà Sette figli.

L’attività della famiglia cresce e il ventenne Giuseppe, sempre più impegnato nel lavoro, è costretto a recarsi a Trapani ripetutamente, con una navigazione a vela, che, con un mare spesso inclemente, mette a dura prova braccia e cervello. Vende barili di “salato”, compra generi di prima necessita, intesse relazioni e affari con i mercanti della piazza, non venendo meno ai tanti piccoli noliti che i marettimari gli affidano all’ultimo momento della partenza. Probabilmente ªè nei mercaci di Trapani, o di Palermo, che viene in contatto con un intraprendente imprenditore greco di nome Fantopoulos, attivo nell’industria della salatura del pesce, con fabbriche in Tunisia, Algeria, Marocco e Galizia.

II greco ha notato l’esperienza del giovane Cocco e astutamente cerca di accaparrarsi ii prezioso know how. L’accordo era i due si fa e l’ambizioso Giuseppe apre un ufficio a Trapani, impegnandosi a girare per gli stabilimenti dell’imprenditore, seguendo i ritmi stagionali della pesca, con il mandato di mettere a segno accordi commerciali, di organizzare vendite, imbarchi e trasferimenti di merce, è soprattutto di contribuire all’ ottimizzazione del metodo di salatura impiegato dal greco nelle sue sedi.

La crisi economica che interessa le principali produzioni siciliane sul finire degli anni ottanta colpisce le classi popolari, che, di fronte al peggioramento delle condizioni di vita, reagiscono con la creazione dei Fasci dei lavoratori, un’organizzazione d’ispirazione socialista, a meta strada era sindacato e partito politico. Giuseppe fa proprie le idee dei Fasci e le diffonde era i marettimari, convince che i principi di solidarietà e di consociazione del movimento possano accrescere le potenzialità dell’Isola.

Em 1855, Giuseppe já estava na casa Scaro di mezzo, que seu pai Paolo construiu alguns anos antes num terreno adquirido pela família Pallavicino, então proprietária das ilhas Egadi. Através de uma stratuzza de terra – se tornará Vicolo Cocco no final do século – depois de alguns metros chega-se ao malaseni, onde mãos habilidosas e experientes, sob a orientação de seu pai Paolo, se esforçam para colocar a pesca do dia em sal barris de Ruvolo. : sardinha, anchovas, cavala. O atum, quando eles o têm, guardam-no em salmoura líquida para vendê-lo como tunnina (receita tradicional siciliana à base de atum fresco com cebolas cozidas agridoces). Tra vallira, peixe salgado e varchelonghe, Giuseppe está naturalmente envolvido na aprendizagem da arte da família, e mostra, ainda menino, dons marcantes de inteligência e desenvoltura. Os seus olhos pequenos e incisivos, geralmente voltados para o horizonte, são como os de um comandante de barco em busca do sinal de alerta, do tempo que está prestes a chegar, seja ele bom ou mau. Ainda adolescente, cuida de seu irmão Michele, oito anos mais novo, que o segue com devoção; aos trinta anos casa-se com Carolina Torre, que lhe dará sete filhos.

O negócio da família cresce e Giuseppe, de vinte anos, cada vez mais ocupado no trabalho, é forçado a ir a Trapani repetidamente, velejar, o que, com um mar muitas vezes inclemente, sobrecarrega os seus braços e cérebro. Vende barris de “salgados”, compra artigos de primeira necessidade, estabelece relações e negócios com os comerciantes da praça, sem esquecer os muitos pequenos aluguéis que os marettimari lhe confiam no último momento da partida. É provavelmente nos mercados de Trapani, ou Palermo, que entra em contacto com um empreendedor grego chamado Fantopoulos, que atua na indústria de salga de peixe, com fábricas na Tunísia, Argélia, Marrocos e Galiza.

O grego percebeu a experiência do jovem Cocco e astutamente tenta agarrar o precioso know-how. O acordo foi firmado e o ambicioso Giuseppe abre escritório em Trapani, comprometendo-se a passear pelas fábricas do empresário, seguindo os ritmos sazonais da pesca, com mandato para firmar acordos comerciais, organizar vendas, carregamentos e transferências de mercadorias , e sobretudo contribuir para a otimização do método de salga utilizado pelos gregos.

A crise econômica que atinge as principais produções sicilianas no final dos anos oitenta atinge as classes populares, que, diante da piora das condições de vida, reagem com a criação da Fasci de trabalhadores, organização de inspiração socialista, um sindicato e um partido político. Giuseppe adota as ideias do Fasci e divulga-as, convencido de que os princípios de solidariedade e associação do movimento podem aumentar o potencial da ilha.

Giuseppe Cocco, all’età di 67 anni, con l’ultimo dei figli, Paolo, di 15 anni. Le mani del ragazzo sono tozze, grandi; mani che lavorano. Non sarà ii duro lavoro a stroncare la vita del ragazzo, a solo sedici anni, ma un’epidemia di vaiolo, che a Marettimo miete molte vittime.

Giuseppe Cocco, aos 67 anos, com o filho mais novo, Paolo, de 15. As mãos do menino são grossas, grandes, mãos de trabalho. Não será um trabalho árduo que acabará com a vida do menino, quando ele tinha apenas dezesseis anos, mas uma epidemia de varíola, que em Marettimo faz muitas vítimas.

Nel giugno del 1893 chiama a Marettimo l’avvocato trapanese Giacomo Montalto, ii carismatico presidente del Fascio di Trapani, che avrebbe pagato con dieci anni di carcere ii suo anelito di giustizia sociale. Nel novembre dello stesso anno fonda una sezione dei Fasci, di cui assume la presidenza, secondo quanta riporta la relazione del questore Senales 2, allora inviato in Sicilia dal governo Giolitti per indagare sulla “pericolosità sociale” delle nuove organizzazioni. II risultato conseguito da Giuseppe è strabiliante, considerando che gli iscritti sono cento trenta quattro su una popolazione di appena mille abitanti; che la marineria della Sicilia Occidentale è praticamente assente nelle adesioni al movimento; che a Marettimo è costituita anche una sezione femminile dei Fasci, esempio unico tra le isole, in aperta antitesi con lo stereotipo isolano che vorrebbe le donne siciliane recluse in casa. II piccolo uomo ha sentito i tempi che cambiano, impersonando lo spirito di un socialismo autentico, verso cui I’ aveva già avviato lo stile di vita isolano in cui era cresciuto.

 

Em junho de 1893, chamou o advogado de Trapani Giacomo Montalto, o carismático presidente do Fascio de Trapani, a Marettimo, que teria pagado seu anseio por justiça social com dez anos de prisão. Em novembro do mesmo ano fundou uma seção do Fasci, da qual assumiu a presidência, segundo o relatório do comissário Senales 2, então enviado à Sicília pelo governo Giolitti para investigar a “periculosidade social” das novas organizações . O resultado alcançado por Giuseppe é surpreendente, considerando que são cento e trinta e quatro integrantes numa população de apenas mil habitantes; que a marinha da Sicília Ocidental está praticamente ausente nas adesões ao movimento; que em Marettimo existe também uma secção feminina do Fasci, um exemplo único entre as ilhas, em franca antítese com o estereótipo insular de que as mulheres sicilianas gostariam de ser prisioneiras em casa. O pequeno homem sentiu a mudança dos tempos, encarnando o espírito de um autêntico socialismo, para o qual já havia iniciado o estilo de vida insular em que havia crescido.

2 M. S. Ganci, I Fasci dei Lavoratori, Sciascia Editore, Caltanisseta-Roma, 1977, p. 379-380.

Lo schema genealogico evidenzia, nella sua semplificazione, solo i livelli generazionali dei componenti della famiglia che si sono distinti in Portogallo. Dai due fratelli marettimari Giuseppe e Michele, discendono i Cocco emigrati nell’ Algarve.

O esquema genealógico destaca, na sua simplificação, apenas os níveis geracionais dos membros da família que se distinguiram em Portugal. Dos dois irmãos marettimari Giuseppe e Michele, descendem os Cocco emigrados para o Algarve.

Purtroppo, il movimento viene represso nel sangue, nel gennaio del 1894, ad opera di Francesco Crispi, complice dei grandi proprietari terrieri, intolleranti dell’espansione e dei successi del movimento.

Le speranze e le aspettative create dai Fasci nella mente di Giuseppe crollano. Ma lo sconforto non prevale: l’uomo continua per una decina d’anni a dare ii suo supporto agli stabilimenti di Fantopoulos, mantenendo attivi, nello stesso tempo, i suoi malaseni isolani. Il pesce a Marettimo non manca, ma le difficolta di comunicazione con la costa rendono difficili il trasporto del prodotto e gli approvvigionamenti del sale e del legname per le botti. L’abbondante pescato spesso viene accatastato o ridotto in concime per i campi coltivati a grano. II futuro si paventa incerto, incapace di rispettare le promesse del passato. Giuseppe non si avvilisce. Nel 1907, durante uno dei suoi giri, si trova a Vigo in Galizia, al confine settentrionale del Portogallo. Gli stabilimenti di Fantopoulos, insieme a quelli dei francesi, degli spagnoli e dei portoghesi sono in piena attività produttiva, favoriti dalla grande abbondanza di sarde, acciughe, sgombri pescati lungo la costa atlantica. Gli stabilimenti sono pochi e la conservazione del pesce sotto sale è scarsamente diffusa e non ottimizzata. Giuseppe intuisce la buona opportunità per la famiglia e non tarda a far venir fuori la sua spinta immigrazionista, che gia da anni cova sul sedimento delle coltivate speranze di un progresso marettimaro. Ritornato a Marettimo, riunisce figli e nipoti nella putia contigua alla casa e così li esorta: “Meus filhos, aqui em Marettimo, un dia só poderão ser pescadores, se não optarem pela emigração”. 3

Con queste parole iniziava l’autobiografia del nipote Pino, in Olhão, due generazioni in avanti. Con queste parole, pronunciate in stretto marettimaro, iniziava l’avventurosa saga dei Cocco in Portogallo.

3 G. Cocco, Inno alla vita, Archivio privato Beatrice Cocco Gomez (figlia dell’autore), Olhão (Algarve)

Infelizmente, o movimento foi reprimido com sangue, em janeiro de 1894, por Francesco Crispi, cúmplice dos latifundiários, intolerante com a expansão e os sucessos do movimento.

As esperanças e expectativas criadas pelo Fasci na mente de Giuseppe desmoronam. Mas o desânimo não prevalece: o homem continua por cerca de dez anos a dar seu apoio às fábricas de Fantopoulos, mantendo-se ativo, ao mesmo tempo, na sua ilha malaseni. Pescado não falta em Marettimo, mas as dificuldades de comunicação com a costa dificultam o transporte do produto e o fornecimento de sal e madeira para as barricas. A abundante captura é muitas vezes empilhada ou reduzida a fertilizante para os campos plantados com trigo. O futuro é temido, incerto, incapaz de cumprir as promessas do passado. Giuseppe não está desanimado. Em 1907, durante uma das suas viagens, encontrava-se em Vigo, na Galiza, fronteira norte de Portugal. As fábricas de Fantopoulos, juntamente com as dos franceses, espanhóis e portugueses, encontram-se em plena atividade produtiva, favorecidas pela grande abundância de sardinhas, anchovas, cavalas pescadas ao longo da costa atlântica. Existem poucos estabelecimentos e a conservação do pescado em sal é pouco difundida e não otimizada. Giuseppe sente a boa oportunidade para a família e não demora muito para trazer à tona seu impulso imigratório, que há anos vem eclodindo no sedimento das esperanças cultivadas do progresso marítimo. Voltando a Marettimo, reúne os filhos e netos na enseada contígua à casa e assim os exorta: “Meus filhos, aqui em Marettimo, um dia só poderá ser pescadores, se não optarem pela emigração”. 3

Com estas palavras começou a autobiografia do seu sobrinho Pino, em Olhão, duas gerações depois. Com estas palavras, pronunciadas em estrito marettimaro, começou a saga aventureira do Cocco em Portugal.

Não foi a miséria

Non fu la miseria

La voglia di emigrazione aveva contagiato, oltre che l’ultra cinquantenne Giuseppe, anche una larga parte di giovani pescatori marettimari e trapanesi, il cui esodo verso la Tunisia prima, e l’America poi, era cominciato intorno all’inizio del Novecento.

Questa emigrazione tutta siciliana, in ritardo rispetto a quella dell’Italia rurale post-unitaria, rientrava in quell’ “emigrazione silenziosa”, seguita al fallimento dei Fasci e attuata dai lavoratori e dai piccoli benestanti sconfitti. A rafforzarla contribuivano l’attrazione degli alti salari nord-americani, la rivoluzione dei trasporti e, poi, la chiusura dello sbocco tunisino del 1902  4.

Non era, quindi, la miseria a ridurre consistentemente le migliori braccia da lavoro dell’Isola, ma la paura della miseria e la voglia di una vita migliore lontana dall’isolamento e dal senso di abbandono che lo Stato di allora faceva percepire. In quell’ occasione non partirono donne e bambini, ma solo giovani adulti, inconsapevoli o indifferenti alla dura accoglienza americana e ai massacranti lavori in cui sarebbero stati dirottati. l’oltreoceano per loro rappresentava solo il “sogno americano”.

Giuseppe, invece, con accorta lungimiranza, per muoversi aveva scelto la dimensione mediterranea, indicando ai suoi la destinazione allora più promettente: l’Algarve, in Portogallo. Per l’avo, questa regione aveva numerose caratteristiche in comune con La Sicilia e con Marettimo.

4 – F. Brancato, L ‘emigrazione italiana negli ultimi cento anni, Pellegrini Editore, Cosenza 1995.

O desejo de emigrar infectou não apenas Giuseppe, de mais de cinquenta anos, mas também um grande parte de jovens pescadores de marettimari e Trapani, cujo êxodo primeiro para a Tunísia e depois para a América, tinha começado por volta do início do século XX.

Essa emigração totalmente siciliana, atrasada em relação à Itália rural pós-unificação, foi parte dessa “emigração silenciosa”, após o fracasso do Fasci, realizada pelos trabalhadores e pelos pequenos ricos derrotados. A atração dos altos salários norte-americanos, a revolução dos transportes e, posteriormente, o encerramento da saída tunisiana em 1902 (4) contribuíram para seu fortalecimento.

Não foi, portanto, a miséria que reduziu consistentemente as melhores armas de trabalho da ilha, mas o medo da miséria e o desejo de uma vida melhor longe do isolamento e da sensação de abandono que o Estado da época transmitia. Naquela ocasião, mulheres e crianças não foram embora, mas apenas jovens adultos, inconscientes ou indiferentes à dura acolhida americana e aos trabalhos extenuantes para os quais seriam desviados. O outro continente para eles representava apenas o “sonho americano”.

Giuseppe, por outro lado, com aguçada previsão, havia escolhido a dimensão mediterrânea para se movimentar, indicando aos seus seguidores o destino então mais promissor: o Algarve, em Portugal. Para ele, esta região tinha muitas características em comum com a Sicília e com Marettimo.

Os primeiros a partir

Le prime partenze

I primi a seguire l’esortazione dell’anziano parente sono i nipoti Michele e Paolo, figli di Michele, che nel 1907 partono alla volta di Lagos. Michele è con la moglie Carolina, mentre il ventiseienne Paolo e solo, ma legato sentimentalmente alla cugina Rosina, figlia di Giuseppe, sua coetanea, rimasta a Marettimo. I due fratelli trovano lavoro presso lo stabilimento di Papaleonardos, a cui sono stati indirizzati dallo zio Giuseppe. Michele, dopo appena un anno, abbandona lo stabilimento del greco in Lagos per’ creare in Olhão una piccola fabbrica per la salatura del pesce; mentre Paolo, nel 1909, ritorna a Marettimo per sposare Rosina, dalla quale, l’anno successivo, avrà il primogenito Michele. Insieme al cugino Salvatore, figlio di Giuseppe, nel 1914 ritorna a Lagos lasciando a Marettimo Rosina, incinta, con il figlio Michele.

Nel 1915 l’Italia entra in guerra. L’ambizione di diventare un giorno imprenditore in Portogallo induce Paolo a optare per la nazionalità portoghese, liberandolo, quindi, dall’ obbligo di rispondere alla chiamata alle armi del paese di origine. Salvatore, invece, decide di ritornare in Italia, per onorare la patria e servirla nella Marina Militare.

Per tutto il periodo bellico Paolo lavora a stretto contatto con l’imprenditore greco, inserendosi di facto, con la nazionalità acquisita, nella vita sodale di Lagos. La sua efficienza in fabbrica induce ben presto il greco ad affidare al giovane Cocco la gestione di un nuovo stabilimento in Lagos e a proporgliene l’acquisto qualche anno dopo. Paolo, forte dell’esperienza acquisita e della completa integrazione nella comunità lusitana, non esita ad accettare I’ offerta, riuscendo a realizzare la cifra pattuita per l’acquisto con l’aiuto del padre Michele e, soprattutto, dello zio-suocero Giuseppe, benestante in virtù dei fruttuosi affari. Nel 1919 Rosina raggiunge Paolo in Lagos, dopo quattro giorni di viaggio estenuante in treno, portando con sé il figlio Michele di nove anni, la figlia Lina di quattro e cento marenghe d’oro donate da Giuseppe.

Nello stesso anno, dopo Rosina, raggiungono Lagos i due fratelli Salvatore e Francesco, figli di Giuseppe. I due, inizialmente, non vanno a lavorare nella fabbrica del cognato Paolo in Lagos, ma si dirigono sull’area di Olhão per estendere il campo d’ azione della famiglia. Comincia dal 1919 la produttiva intesa dei “quattro Cocco” in Portogallo.

Il Marengo d’oro è una storica moneta circolata in Europa dall’Ottocento fino a poco dopo la fine della Grande Guerra. La sua storia è molto interessante perché fu il primo tentativo degli stati europei di avere un’unione monetaria, all’epoca chiamata Unione Monetaria Latina.

Il nome Marengo deriva da un comune italiano piemontese, in provincia di Alessandria, dove avvenne la famosa Battaglia di Marengo. Qui Napoleone nel 1800 sconfisse le truppe austriache e diede inizio alla dominazione francese su gran parte dell’Italia settentrionale, mentre aumentò la propria influenza a Parigi.

Os primeiros a seguir a exortação do familiar são os sobrinhos Michele e Paolo, filhos de Michele, que em 1907 partiram para Lagos. Michele está com sua esposa Carolina, enquanto Paolo, de 26 anos, está sozinho, mas romanticamente ligado à sua prima Rosina, filha de Giuseppe, da mesma idade, que permaneceu em Marettimo. Os dois irmãos encontram trabalho na fábrica Papaleonardos, à qual foram encaminhados por seu tio Giuseppe. Michele, passado apenas um ano, deixa a fábrica grega em Lagos para criar uma pequena fábrica de salga de peixe em Olhão; enquanto Paolo, em 1909, regressa a Marettimo para casar com Rosina, de quem, no ano seguinte, terá a primogénita Michele. Juntamente com o seu primo Salvatore, filho de Giuseppe, em 1914 regressou a Lagos partindo para Marettimo Rosina, grávida, com o seu filho Michele.

Em 1915, a Itália entrou na guerra. A ambição de um dia tornar-se empresário em Portugal leva Paulo a optar pela nacionalidade portuguesa, libertando-o assim da obrigação de responder ao apelo às armas do seu país de origem. Salvatore, por outro lado, decide retornar à Itália, para honrar sua pátria e servi-la na Marinha.

Durante todo o período da guerra, Paolo trabalhou de perto com o empresário grego, integrando-se de facto, com a nacionalidade adquirida, na vida social de Lagos. A sua eficiência na fábrica logo levou o grego a confiar ao jovem Cocco a gestão de uma nova fábrica em Lagos e a propor-lhe a venda alguns anos depois. Paolo, fortalecido pela experiência adquirida e pela integração total na comunidade lusitana, não hesita em aceitar a oferta, conseguindo concretizar o valor acordado para a compra com a ajuda do seu pai Michele e, sobretudo, do seu tio-pai in-law Giuseppe, rico em virtude de negócios lucrativos. Em 1919, Rosina juntou-se a Paolo em Lagos, depois de quatro dias exaustivos de viagem de trem, levando consigo o filho Michele, de nove anos, a filha Lina, de quatro e cem Marengos de ouro doados por Giuseppe.

No mesmo ano, depois de Rosina, juntam-se a Lagos os dois irmãos Salvatore e Francesco, filhos de Giuseppe. Os dois, inicialmente, não foram trabalhar na fábrica do cunhado Paolo em Lagos, mas foram para a zona de Olhão alargar o campo de acção da família. O acordo produtivo dos “quatro Cocco” em Portugal começa em 1919.

O Marengo d’oro é uma moeda histórica que circulou na Europa desde o século XIX até pouco depois do fim da Grande Guerra. A sua história é muito interessante porque foi a primeira tentativa dos Estados europeus de ter uma união monetária, na época chamada de União Monetária Latina.
 
O nome Marengo deriva de uma cidade italiana do Piemonte, na província de Alexandria, onde ocorreu a famosa Batalha de Marengo. Aqui Napoleão derrotou as tropas austríacas em 1800 e começou a dominação francesa sobre grande parte do norte da Itália, enquanto aumentava sua influência em Paris.

Ancora prima furono i Messinesi

Antes demais eles eram os Messinesi

I Cocco non furono i primi italiani a insediarsi in Portogallo. Già a partire dal XV secolo, l’arrivo di mercanti siciliani di pesce aveva contribuito a ingrandire i villaggi costieri dell’Algarve, elevandoli al rango di grossi centri per la lavorazione e lo smercio del pescato in salamoia. In questa regione furono di casa i Messinesi, sia come navigatori che come commercianti di tunnina e di sarde fresche o imbarilate sotto-sale. São Bartolomeu de Messines, nel distretto di Faro, fu fondata da loro.

Gli stessi siciliani, pur rifornendosi nelle tonnare di Sesimbra, più a Nord dell’Algarve, sfruttavano a tal punto la costa algarvica da risiedervi abitualmente per l’intera stagione di pesca, procurando ricchezza e benessere ai porti fino alla seconda meta del Cinquecento, e cioè fino a quando ebbe inizio l’esodo commerciale a favore della vicina piazza spagnola di Siviglia 5.

L’industria conserviera in Portogallo riemergerà verso la meta dell’Ottocento con l’introduzione del metodo di “pastorizzazione”, promosso da Napoleone per le sue campagne militari. Diversi conservifici furono impiantati, non solo per le sardine e le acciughe ma anche per ii tonno, lo sgombro e altri pesci, abbondanti in quel periodo lungo la costa portoghese. I produttori di conserve di pesce si stanziarono principalmente nelle aree di Espinho, vicino a Porto, di Setubal e dell’Algarve. Arrivarono per primi i Francesi e gli Spagnoli e quindi gli Italiani. In tutti i porti della costa portoghese fu inarrestabile la corsa alla creazione delle strutture conserviere, favorita dall’abbondanza delle sardine.

La barilatura era impiegata per il pesce in salamoia, mentre l’inscatolamento prenderà l’avvio verso la fine dell’Ottocento. Nel 1886 esistevano in Portogallo già sessantasei fabbriche. Lo sviluppo, in larga misura, di questa attività nell’Algarve fu dovuto agli italiani – tra cui i Cocco – che avevano diffuso in questa regione una tecnica di cui erano maestri indiscussi. L’atteggiamento dei Portoghesi nei confronti dei nuovi emigranti non fu né fraterno, né amichevole. Ma non ostacolo, con le regole introdotte, l’inserimento degli Italiani.

5 – Quanto riportato sull’emigrazione siciliana nell’Algarve (Portogallo) è stato tratto dal bel libro di Valdo D’Arienzo e Biagio di Salvia, Siciliani nell’Algarve. Privilegi e prassi mercantili nell’Atlantico Portoghese (secoli XV e XVI), con una interessante prefazione di Maurice Aymard, edito da Franco Angeli, Milano, 2012.

A família Cocco não foi a primeira de italianos a instalar-se em Portugal. Já no século XV, a chegada de mercadores de peixes sicilianos contribuiu para alargar as aldeias costeiras do Algarve, elevando-as à categoria de grandes centros de transformação e comercialização de pescado em salmoura. Os Messinesi sentiam-se à vontade nesta região, quer como navegadores quer como comerciantes de atum e sardinha fresca ou embalada em sal. São Bartolomeu de Messines, no distrito de Faro, foi por eles fundada.

Os próprios sicilianos, enquanto se abasteciam nas armadilhas de pesca de Sesimbra, mais a norte do Algarve, exploravam a costa algarvia de tal forma que aí residiam habitualmente durante toda a época de pesca, proporcionando riqueza e bem-estar aos portos até ao segundo metade do século XVI, ou seja, até o êxodo comercial começar em favor da praça espanhola próxima em Sevilha 5.

A indústria conserveira em Portugal ressurgirá em meados do século XIX com a introdução do método de “pasteurização”, promovido por Napoleão para as suas campanhas militares. Foram instaladas várias fábricas de conservas, não só de sardinha e anchova, mas também de atum, cavala e outros peixes, então abundantes ao longo da costa portuguesa. Os produtores de conservas de peixe fixaram-se principalmente nas zonas de Espinho, perto do Porto, Setúbal e Algarve. Os franceses e os espanhóis chegaram primeiro e depois os italianos. Em todos os portos da costa portuguesa, a corrida à criação de conservas era imparável, favorecida pela abundância de sardinhas.

A colocação em barris foi usada para peixe em salmoura, enquanto o enlatamento começará no final do século XIX. Em 1886 já existiam sessenta e seis fábricas em Portugal. O desenvolvimento, em grande medida, desta actividade no Algarve deveu-se aos italianos – incluindo a família Cocco – que tinham difundido uma técnica de que eram mestres indiscutíveis nesta região. A atitude dos portugueses para com os novos emigrantes não era nem fraternal nem amigável. Mas  sem nenhum obstáculo, com as regras introduzidas, à inclusão dos italianos.

5 – A informação sobre a emigração siciliana para o Algarve (Portugal) foi retirado do livro de Valdo D’Arienzo e Biagio di Sage, sicilianos no Algarve. Privilégios e práticas mercantis no Atlântico português (séculos XV e XVI), com interessante prefácio de Maurice Aymard, editado por Franco Angeli, Milão, 2012.

Le prime "estiva" e la "Famiglia Cocco Lda"

A primeira estiva da "Famiglia Cocco Lda"

Fino al 1926, prima dell’avvento di Salazar, l’industria di conservazione del pesce era cresciuta moderatamente. Le piccole fabbriche, che raramente superavano la cinquantina di persone impiegate, facevano prevalentemente uso di lavoro manuale e stagionale, riuscendo a coprire il mercato interno, quello italiano e parte di quello mediterraneo, con una produzione di alta qualità, garantita soprattutto dagli Italiani. Queste fabbriche erano chiamate estiva perché ricavate da “magazzini” in prossimità dei porti, nei quali, venivano bandite le aste per la vendita del pescato. Nel 1910 Paolo ha già ii suo primo stabilimento in Lagos, quello di Papaleonardos; in Olhão, Michele e Salvatore hanno ciascuno una piccola impresa; mentre Francesco di Giuseppe e partner dell’industriale ligure Augusto Bruno, ma con ambiziose idee per la mente. I Cocco all’inizio lavorano uniti, nel rispetto delle famiglie e delle usanze della tradizione. Non vivono l’allontanamento dalla Sicilia in modo traumatico, tutt’altro. Cuciono questo distacco rivivendone lo stesso quotidiano, confortato dallo stesso dialetto, cadenzato dagli stessi gesti, attenuato dalle consuetudini di sempre.

Emergono per la loro intraprendenza e abilita, riuscendo nel loro insieme a costituirsi comunità, prevalendo sulle altre. Qualità e quantità sono i presupposti sui quali fondano i valori delle loro imprese, ispirando l’ammirazione e l’invidia dei mercanti locali e degli altri stranieri residenti.

Nel 1920, fondano insieme la Famiglia Cocco Lda, con sede in Lagos. L` azienda corre velocemente sostenuta da una pesca miracolosa. Vengono realizzati, progressivamente, stabilimenti in Olhão, Vila Real de Sant’Antonio, Isola Cristina. La conduzione da parte di tutti i soci e perfetta: puntuali e quotidiani bollettini aziendali, con dati di mercato, di produzione, di spedizioni, passano da una all’ altra fabbrica nel segno di una coordinata e trasparente gestione, e non mancano, all’interno degli stessi, occasionali comunicazioni di famiglia che rendono ancora più unita e viva l’azienda degli ex-marettimari. Quei primi anni della Famiglia Cocco Lda scorrono felicemente, illuminati dall’ entusiasmo e dall’ amore per ii mare e per il lavoro.

Dopo l’avvento di Salazar, avvenuto nel 1926, alcuni provvedimenti di politica economica volti a indebolire l’atteggiamento prevalentemente autarchico delle piccole estiva (come la Famiglia Cocco Lda) non attente alla modernizzazione e ai rischi della concorrenza straniera in un mercato in evoluzione, spingono gli industriali di conserve a collaborare tra loro per un inserimento più capillare nei mercati stranieri. Questo, nell’Algarve, ovviamente richiedeva un aumento degli approvvigionamenti, che, però, non erano corrisposti dalla quantità di pescato ottenuta dai galeões locali.

 

Até 1926, antes do advento de Salazar, a indústria da conservação do pescado tinha crescido moderadamente. As pequenas fábricas, que raramente ultrapassavam as cinquenta pessoas empregadas, faziam maioritariamente trabalho manual e sazonal, conseguindo cobrir o mercado interno, o italiano e parte do mediterrâneo, com uma produção de elevada qualidade, garantida sobretudo pelos italianos. Essas fábricas eram chamadas “estivas” porque eram obtidas em “armazéns” próximos aos portos, onde os leilões eram proibidos para a venda de pescado. Em 1910 Paolo já tinha a sua primeira fábrica em Lagos, a de Papaleonardos; em Olhão, Michele e Salvatore têm cada um pequeno negócio; enquanto Francesco di Giuseppe é sócio do industrial da Ligúria, Augusto Bruno, mas com ideias ambiciosas em mente. No início os Cocco’s trabalham juntos, respeitando as famílias e os costumes tradicionais. Eles não vivenciam a saída da Sicília de forma traumática, longe disso. Costuram esse distanciamento revivendo o mesmo cotidiano, confortados pelo mesmo dialeto, pontuados pelos mesmos gestos, atenuados pelos costumes de sempre.

Emergem pela sua desenvoltura e habilidade, conseguindo estabelecer-se como comunidade, prevalecendo sobre as demais. Qualidade e quantidade são os pré-requisitos sobre os quais fundamentam os valores de seus negócios, inspirando a admiração e a inveja de comerciantes locais e demais estrangeiros residentes.

Em 1920, fundaram em conjunto Famiglia Cocco Lda, com sede em Lagos. A empresa corre rápido apoiada por uma captura milagrosa. As fábricas são gradualmente construídas em Olhão, Vila Real de Santo António, Isola Cristina. A gestão por parte de todos os parceiros é perfeita: boletins da empresa pontuais e diários, com dados de mercado, produção e expedição, passam de uma fábrica para outra no signo de uma gestão coordenada e transparente, e não faltam dentro deles, ocasionais comunicações familiares que tornam a empresa dos ex-marettimari ainda mais unida e viva. Aqueles primeiros anos da Famiglia Cocco Lda fluem felizes, iluminados pelo entusiasmo e amor pelo mar e pelo trabalho.

Após a chegada de Salazar ao governo, ocorrido em 1926, algumas medidas de política económica destinadas a enfraquecer a atitude predominantemente autárquica das pequenas empresas de estiva (como a Famiglia Cocco Lda) não atentas à modernização e aos riscos da concorrência estrangeira num mercado em evolução, pressionam as empresas de coservas a colaborarem entre si para uma inserção mais ampla nos mercados externos. Isto, no Algarve, obviamente exigia um aumento de abastecimento, que, no entanto, não era correspondido pela quantidade de pescado obtido pelos galeões locais.

 

Anni venti: L’ “estiva” per la conservazione di pesce sotto sale in Algarve.

Anos 20: Estiva para a conservação do peixe salgado no Algarve.

Anni Venti in Olhão. I “galeões”, pescherecci tra i 20 e 25 metri, a vapore, facevano grandi battute di pesca. Spesso ii pescato veniva trasbordato in battelli veloci, i “buques”, per essere affidato velocemente alla vendita all’asta. Il pesce in cesti arrivava in fabbrica a dorso di mulo, mentre le sirene chiamavano a raccolta le donne per l’inizio della lavorazione.

Anos vinte em Olhão. Os “galeões”, navios a vapor entre 20 e 25 metros, faziam grandes pescarias. Muitas vezes o pescado foi transbordado em lanchas rápidas, os “buques”, para ser rapidamente entregue ao leilão. Os peixes em cestos chegavam à fábrica no lombo de uma mula, enquanto as sirenes chamavam as mulheres para iniciar o trabalho.

Anni trenta: si va verso Matosinhos e Dafundo

Aos Trinta: a caminho de Matosinhos e Dafundo

La soluzione arriva dalla regione nordica di Matosinhos, dove in quel periodo si e concentrata una grande abbondanza di sardine. Su tutto il litorale questo pesce e talmente abbondante che il surplus a volte viene bruciato.

L’industria conserviera sotto-sale a Matosinhos era iniziata tardi, agli inizi del ventesimo secolo. Poche erano le fabbriche, di esclusivo appannaggio di Francesi, di Spagnoli e di qualche greco. La Famiglia Cocco Lda decide, allora, di realizzare un altro stabilimento in Matosinhos, intorno al 1928, inserendovi nella conduzione ii nuovo socio Francesco Cocco di Michele, arrivato in Lagos nel 1925, reduce, come pescatore, da una quinquennale esperienza americana. La pesca abbondante continua a garantire una buona produzione, anche se il numero di fabbriche in Matosinhos tende sensibilmente a crescere.

Agli inizi degli anni Trenta, però, qualcosa comincia a vacillare dentro la politica della “Famiglia”: la voglia di crescere, alimentata dai provvedimenti salazariani, influenza sensibilmente i Cocco della Famiglia Cocco Lda. È una voglia individualistica, che spinge a esprimersi con altre alleanze, al di fuori della cerchia familiare, ritenuta ormai da qualche socio non più stimolante. La maggiore produzione, spinta dall’abbondanza di pesce chiaramente incompatibile con un consumo interno intorno al 5%, rende necessaria l’espansione verso i mercati esteri. La Famiglia Cocco Lda di fatto si scompagina, pur mantenendo la sua iscrizione nel registro delle imprese fino al 1937. Salvatore e Francesco di Giuseppe rimangono ancora insieme in Olhão, mentre gli altri prendono a correre da soli, avviandosi a realizzare altri stabilimenti oltre a quelli già esistenti nell’ Algarve.

A solução vem da região norte de Portugal, em Matosinhos, onde naquela época se concentrava uma grande abundância de sardinhas. Ao longo da costa este peixe é tão abundante que o excedente é por vezes queimado.

A indústria das conservas de sal em Matosinhos começou tardiamente, no início do século XX. Poucas eram as fábricas, prerrogativa exclusiva dos franceses, espanhóis e alguns gregos. A família Cocco Lda decidiu então construir outra fábrica em Matosinhos, por volta de 1928, apresentando o novo sócio Francesco Cocco di Michele, que chegou a Lagos em 1925, veterano de uma experiência americana de cinco anos como pescador. A pesca abundante continua a garantir uma boa produção, embora o número de fábricas em Matosinhos tenda a aumentar significativamente.

No início dos anos trinta, porém, algo começa a vacilar na política da “Família”: o desejo de crescer, alimentado pelas medidas salariais, influencia significativamente a família Cocco da Famiglia Cocco Lda. Existe um desejo individualista, o que os impele a realizar com os outros, alianças, fora do círculo familiar agora considerado por alguns membros não mais estimulante. O aumento da produção, impulsionado pela abundância de pescado claramente incompatível com o consumo interno de cerca de 5%, torna necessária a expansão para o mercado externo. A Famiglia Cocco Lda encontra-se de facto desfeita, mantendo o seu registo no registo de empresas até 1937. Salvatore e Francesco di Giuseppe ainda permanecem juntos em Olhão, enquanto os outros começam a funcionar sozinhos, partindo para a construção de outros estabelecimentos para além dos já existentes no Algarve.

Francesco Cocco di Giuseppe

Francesco Cocco di Giuseppe

Dei cinque Cocco e indubbiamente il più enigmatico e ii più attento ai tempi che cambiano, dotato di pratica intelligenza e opportunismo che ne fanno il protagonista di un veloce successo.

È il primo ad avvertire l’importanza dei provvedimenti economici di Salazar e l’unico a mantenere legami con la famiglia nella persona del fratello Salvatore. Gli altri Cocco, invece, si indirizzeranno verso alleanze diverse.

Appena arrivato a Lagos entra in collaborazione con Augusto Bruno, un imprenditore ligure residence a Genova, con uno stabilimento di conserva a Olhão. Dopa qualche anno, ventottenne, nel 1924, sposa la figlia del padrone di uno stabilimento vicino a quello di Bruno, Rosina Gozo Amanzio, una ragazza minuta, fragile e timida, da cui ha due figli. Rosina, purtroppo, forse per la sua stessa fragilità, muore qualche anno dopo la nascita del secondo figlio. Verso la fine degli anni Venti, Francesco entra in società con un collega di lavoro, José Correia Pontes, insieme al quale rileva la fabbrica del Bruno, ricostituendola come Francesco Cocco & Jose Correia Pontes Lda. Subito dopo estende la sua attività nel nord portoghese, creando una fabbrica a Matosinhos. Nel 1934 convola in seconde nozze con la sorella del suo socio Jose Correia Pontes, Maria, da cui avrà altri due figli, Humberto (1936) e Paolo Miquel (1939).

Dos cinco Cocco’s, é sem dúvida o mais enigmático e o mais atento às mudanças dos tempos, dotado de inteligência prática e oportunismo que o tornam protagonista de um sucesso rápido.

É o primeiro a sentir a importância das medidas económicas de Salazar e o único a manter laços com a sua família na pessoa do seu irmão Salvatore. Os outros Cocos, por outro lado, vão avançar para diferentes alianças.

Assim que chegou a Lagos entrou em colaboração com Augusto Bruno, empresário residente a Ligúria, em Génova, com uma fábrica de conservas em Olhão. Passados ​​alguns anos, aos vinte e oito anos, em 1924, casa-se com a filha do dono de uma fábrica perto de Bruno, Rosina Gozo Amanzio, menina pequenina, frágil e tímida, com quem tem dois filhos. Infelizmente, talvez devido à sua própria fragilidade, Rosina morreu alguns anos após o nascimento de seu segundo filho. No final da década de 1920, Francesco firma uma parceria com um colega de trabalho, José Correia Pontes, com quem assume a fábrica Bruno, reconstituindo-a como Francesco Cocco & José Correia Pontes Lda. No norte português, cria uma fábrica em Matosinhos. Em 1934 casou-se com Maria, irmã do seu companheiro José Correia Pontes, com quem teve outros dois filhos, Humberto (1936) e Paolo Miquel (1939).

Francesco Cocco: primo libretto di navigazione; nella Marina Militare italiana; partecipe alla “Beffa di Buccari”.

I provvedimenti economici di Salazar sono uno stimolo per la sua ambizione di crescita orientata verso più larghe alleanze. E così, di concerto con il socio Pontes, scioglie la società in quel momento attiva e la rifonda sotto ii nome di Soc. Cons. Lusoamerica Lda con l’ingresso di nuovi facoltosi soci, Manuel José (Solinha), Artur Ilho e João de Sousa e Silva (detto João da Quinta).

Alla fine del secondo conflitto mondiale, per la situazione favorevole di mercato di cui ha goduto il portogallo neutrale, il benessere raggiunto è alto. Per tutti gli anni Cinquanta la società va molto bene e sotto la sua spinta innovativa, oltre al salato, viene prodotto il sott’ olio e il pesce conservato in salse varie. La produzione così variegata diventa trainante facendo di Francesco un imprenditore affermato.

La residenza familiare, guidata nel lusso e negli agi dalla tanto elegante quanto altezzosa Maria, viene sempre mantenuta in Olhão, vicino al fratello Salvatore, con il quale manterrà sempre legami di lavoro.

Nel 1957, Francesco spinge il fratello Salvatore ad aprire una fabbrica in Matosinhos, intestandola al figlio Pino; questi contemporaneamente entra in collaborazione con lo zio, occupandosi di produzione, gestione del personale, acquisti e aste.

Nel 1959, Francesco, sessantatreenne, cede l’attività al primogenito Jose Amanzio (1925), avuto dalla prima moglie Rosina. Nello stesso anno viene formata la società F. Cocco Lda, dopo aver chiuso la Soc. Cons. Lusoamèrica Lda, tra Jose Amanzio e Pino Cocco di Salvatore, il quale entra a far parte come socio anche della Produtora Nacional de Conservas Lda. Si concretizza così una promettente crescita anche per Pino, che si avvale già di una consolidata attività nella conserva del pesce in Olhão, quella del padre Salvatore.

As medidas económicas de Salazar são um estímulo para a sua ambição de crescimento orientada para alianças mais amplas. E assim, de acordo com o sócio Pontes, extingue a sociedade então ativa, que refunda sob o nome de Soc. Cons. Lusoamerica Lda com a entrada de novos sócios ricos, Manuel José (Solinha), Artur Ilho e João de Sousa e Silva (conhecido como João da Quinta).

No final da Segunda Guerra Mundial, devido à situação de mercado favorável do neutro Portugal, o bem-estar alcançado foi elevado. Ao longo da década de 50 a empresa vai muito bem e sob seu impulso inovador, além do salgado, é produzido em óleo e peixes conservados em diversos molhos. A produção variada torna-se uma força motriz, tornando Francesco um empresário estabelecido.

A residência familiar, pautada no luxo e conforto pela elegante e altiva Maria, mantém-se sempre em Olhão, junto do irmão Salvatore, com quem manterá sempre laços comerciais.

Em 1957, Francesco pressiona o seu irmão Salvatore a abrir uma fábrica em Matosinhos, fazendo-a registar para o seu filho Pino; ao mesmo tempo, colabora com o tio, lidando com produção, gestão de pessoal, compras e leilões.

Em 1959, Francesco, sessenta e três anos, vende o negócio para seu filho mais velho José Amanzio (1925), com sua primeira esposa Rosina. No mesmo ano foi constituída a empresa F. Cocco Lda, após o encerramento da Soc. Cons. Lusoamèrica Lda, entre José Amanzio e Pino Cocco di Salvatore, que também se junta como sócio da Produtora Nacional de Conservas Lda. Assim, concretiza-se um crescimento promissor também para Pino, que já faz uso de uma actividade consolidada na preservação do pescado em Olhão, a do seu pai Salvatore.

Francesco Cocco di Michele

Francesco Cocco di Michele

A soli dieci anni e un mese, Francesco risulta imbarcato come mozzo su una motobarca da pesca marettimara attiva tra la costa siciliana e la tunisina.

Nel 1915 partecipa al 1º Conflitto mondiale, come marinaio dell’unita 91 della IV squadriglia M.A.S. operativa a Venezia unita alla mitica Squadriglia di Gabriele D’Annunzio. Prende parte, nel novembre 1918, alla magistrale e coraggiosa impresa storica, ricordata come la “Beffa di Buccari” 6.

L’atmosfera tipicamente eroica in cui scorrono gli anni giovanili di Francesco danno un timbro avventuroso al carattere del giovane che, appena congedato nel 1920, decide di partire verso San Francisco in California per unirsi ai due fratelli di Francesca, Michele e Peppe, che avevano cominciato a praticare, con buon successo, la pesca stagionale del salmone in Alaska.

Vuole realizzare, in tempi brevi, una casa a Marettimo e sposare la sua Francesca, senza ricorrere. all’aiuto dello zio Giuseppe, che nello stesso anno ha sostenuto la figlia Rosina e il marito Paolo nell’acquisto dello stabilimento di conserva in Portogallo.

Ancora non lo convincono i progetti portoghesi del fratello Paolo e dei cugini: l’avventura verso il Nuovo Mondo si presenta per lui più affascinante e più redditizia.

Lascia Napoli nel gennaio 1920, a bordo del Re d’Italia alla volta di New York, in un viaggio che dura 25 giorni, raggiungendo San Francisco dopo avere attraversato in treno tutto il Nord America.

Nel maggio dello stesso anno s’imbarca con altri paesani nello Star of Alaska, un magnifico veliero d’altura, che dopo circa quaranta giorni lo sbarca nella Bristol Bay, mitico teatro di pesca del famoso salmone Sokey. Francesco, in soli due anni, riesce a realizzare quanto gli basta per l’acquisto della casa.

Dopo cinque anni, torna a Marettimo e sposa Francesca nel 1925. Dopo due anni, parte per Olhão, dove entra a far parte della Famiglia Cocco Lda.

Nel 1933 si sposta a Matosinhos seguendo l’attività della Famiglia Cocco Lda e nel 1934 lo raggiunge la moglie Francesca da Marettimo. Sciolta la Famiglia Cocco Lda, nei primi anni Quaranta, rimane legato al cugino Salvatore. E realizzerà, nei primi anni Cinquanta una fabbrica sua in Matosinhos, che condurrà fino al declino con dignità e umiltà.

6 Dari tratti dal “foglio matricolare” di Francesco Cocco conservato nell’Archivio storico militare di Palermo

Com apenas dez anos e um mês, Francesco embarca como grumete numa lancha de pesca marettimara ativa entre as costas da Sicília e da Tunísia.

Em 1915 participou da 1ª Guerra Mundial, como marinheiro da unidade 91 do IV esquadrão M.A.S. operando em Veneza junto com o lendário esquadrão Gabriele D’Annunzio. Em novembro de 1918 participou da magistral e corajosa empreitada histórica, lembrada como a “Beffa di Buccari” 6.

A atmosfera tipicamente heroica em que transcorreram os anos juvenis de Francesco dá um cunho aventureiro ao caráter do jovem que, em 1920, decide partir para São Francisco, na Califórnia, para se juntar aos dois irmãos de Francesca, Michele e Peppe, que começaram a praticam a pesca sazonal de salmão no Alasca com grande sucesso.

Quer construir, em pouco tempo, uma casa em Marettimo e casar com a sua Francesca, sem recorrer à ajuda de seu tio Giuseppe, que no mesmo ano apoiou sua filha Rosina e seu marido Paolo na compra da fábrica de conservas em Portugal.

Ainda não está convencido dos planos portugueses de seu irmão Paolo e de seus primos: a aventura rumo ao Novo Mundo é mais fascinante e mais proveitosa para ele.

Deixou Nápoles em janeiro de 1920, a bordo do Rei da Itália para Nova York, numa viagem que durou 25 dias, chegando a São Francisco depois de cruzar toda a América do Norte de comboio.

Em maio do mesmo ano embarcou com outros aldeões no Star of Alaska, um magnífico veleiro offshore, que após cerca de quarenta dias desembarcou na Baía de Bristol, o mítico teatro da pesca do famoso salmão Sokey. Francesco, em apenas dois anos, consegue o suficiente para comprar a casa.

Passados ​​cinco anos regressa a Marettimo e casa-se com Francesca em 1925. Passados ​​dois anos parte para Olhão, onde passa a fazer parte da  Famiglia Cocco Lda

Em 1933 mudou-se para Matosinhos seguindo as atividades da família Cocco Lda e em 1934 juntou-se a ele a sua esposa Francesca da Marettimo. Quando a família Cocco Lda é dissolvida, no início da década de 1940, continua ligada ao seu primo Salvatore. E no início da década de 1950 vai construir a sua própria fábrica em Matosinhos, que fará decair com dignidade e humildade.

 

6 Informação retirada da “folha matricular” de Francesco Cocco conservada no Arquivo Histórico Militar de Palermo.

Il passaggio dal sottosale al sott'olio

A passagem do sal para o azeite

L’espansione degli esportatori di pesce salato verso l’estero, confermandosi sui mercati europeo e americano, aveva aperto a nuovi stili e a nuove abitudini, generando naturalmente una diversificazione del gusto. Se in Inghilterra, in Germania e in Francia si fossero preferiti le sardine, in Italia si sarebbe optato per lo sgombro e ii tonno, e negli States erano gradite le acciughe e le sardine senza pelle. Il pesce sott’ olio prendeva ii sopravvento su quello sotto sale, di gusto forte e fastidioso da pulire. Nel 1938 i maggiori compratori erano l’Inghilterra, la Germania e la Francia, situazione perfettamente prevedibile, sulla base degli scenari di guerra che si andavano delineando.

Nel 1939, con lo scoppio del secondo conflitto mondiale e la neutralità del Portogallo, iniziava un periodo di crescita per l’industria conserviera portoghese. Tutto l’arco temporale 1939-45 fu un periodo d’ oro. La prosperità fu così netta che ii prodotto interno crebbe del 200 per cento.

Fino alla fine della guerra e persino negli anni Cinquanta, le prospettive furono ancora buone: il pescato non mancava e il prodotto non conosceva grandi difficolta nel mercato. Tuttavia, il consumo interno era aumentato enormemente e il prezzo della sardina all’ asta era lievitato a un livello tale da creare problemi con la concorrenza straniera. In quel caso, per superare il problema sarebbe stato sufficiente un accordo tra industriali e pescatori, volto a calmierare il prezzo della sardina. Questo fu subito capito dall’ arguta mente di Paolo Cocco che appronto in mare una flotta di quattro traineras per approvvigionarsi direttamente del pesce che il mercato richiedeva.

Gli altri, invece, continuarono a comprarlo agli alti prezzi di un’asta incline a favorire, invece, gli utili di chi operava nella pesca. L’inevitabile risultato fu che i magazzini si riempivano d’invenduto e Paolo Cocco, invece, faceva affari d’ oro.

I Cocco iniziarono a usare il sott’ olio per la conserva, a partire dagli anni Trenta, in quantità decisamente minore rispetto al salato, diventando attivi anche nella produzione di filetti di acciuga, preventivamente salati, e poi messi sott’ olio.

Con l’olio divento cruciale la chiusura delle scatole di latta, eseguita non più con aggraffatura meccanica, ma con saldobrasatura allo stagno. La scatoletta, pertanto, comincio ad assumere grande importanza nel ciclo di lavorazione e gli industriali finirono col dipendere pesantemente da saldatori e fabbricanti di lattine, che, non contenti delle condizioni di lavoro e dei salari percepiti, scioperavano indiscriminatamente, danneggiando l’intera industria conserviera. Il problema venne risolto poco prima del 2° conflitto con la meccanizzazione dei processi di salatura.

Il passaggio massiccio della produzione di conserva dal salato all’ olio si manifesto chiaramente durante la Seconda guerra mondiale per cause diverse.

Una fu il cambiamento del gusto apportato dall’ estensione verso i mercati esteri; un’altra fu individuata nell’ attenzione via via crescente posta sul legame tra cibi salati-grassi e malattie cardiovascolari, messa in evidenza dalla Rice Diet del tedesco Walter Kemner e dalla Dieta Mediterranea di Ancel Keys.

Il declino del salato avvenne a cavallo tra anni Sessanta e anni Settanta. Negli stabilimenti dei Cocco il salato finì con i fratelli Salvatore e Francesco di Giuseppe. E il sott’ olio non porto giovamento, soprattutto perché il metodo risultava costoso per l’aggiunta nel ciclo produttivo delle fasi di bollitura, di sterilizzazione e di saldatura.

A expansão dos exportadores de peixe salgado para o exterior, estáveis nos mercados europeu e americano, abriu-se a novos estilos e novos hábitos, gerando naturalmente uma diversificação de gostos. Se as sardinhas tivessem sido preferidas na Inglaterra, Alemanha e França, na Itália teriam optado pela cavala e pelo atum, e nos Estados Unidos eram apreciadas as anchovas e as sardinhas sem pele. O peixe em azeite prevaleceu sobre o peixe salgado, com um sabor forte e intenso para limpar. Em 1938 os principais compradores eram a Inglaterra, a Alemanha e a França, situação perfeitamente previsível, com base nos cenários de guerra que se formavam.

Em 1939, com a eclosão da Segunda Guerra Mundial e a neutralidade de Portugal, iniciou-se um período de crescimento da indústria conserveira portuguesa. Todo o período de 1939-45 foi um período de ouro. A prosperidade era tão clara que o produto interno cresceu 200%.

Até o fim da guerra e mesmo na década de 1950, as perspectivas ainda eram boas: a captura não faltou e o produto não conheceu grandes dificuldades no mercado. No entanto, o consumo interno aumentou enormemente e o preço da sardinha em leilão subiu a um nível que criou problemas com a concorrência estrangeira. Nesse caso, um acordo entre industriais e pescadores teria sido suficiente para superar o problema, visando limitar o preço da sardinha. Isso foi imediatamente entendido pela mente espirituosa de Paolo Cocco, que colocou uma frota de quatro traineiras no mar para obter diretamente o peixe que o mercado exigia.

Os outros, por outro lado, continuaram a comprá-lo a preços elevados num leilão que tendia a favorecer os lucros dos que operavam na indústria pesqueira. O resultado inevitável foi que os armazéns ficaram cheios de itens não vendidos e Paolo Cocco, por outro lado, estava a fazer negócios de ouro.

Os Cocco’s começaram a utilizar azeite para conservas, a partir da década de trinta, em quantidade decididamente inferior ao salgado, tornando-se também activos na produção de filetes de anchova, previamente salgados, e depois colocados em azeite.

Com azeite, o fecho das latas de estanho torna-se crucial, não sendo mais realizado com costura mecânica, mas com aplicação de estanho. O estanho, portanto, passou a assumir grande importância no ciclo de melhorias e os industriais acabaram por ficar fortemente dependentes dos soldadores e fabricantes de estanho, que, insatisfeitos com as condições de trabalho e os salários recebidos, entravam em greve indiscriminadamente, prejudicando toda a indústria de conservas. O problema foi resolvido pouco antes do 2º conflito com a mecanização dos processos de salga.

A passagem massiva da produção de conservas do salgado para o azeite manifestou-se claramente durante a Segunda Guerra Mundial por vários motivos.

Uma foi a mudança de gosto provocada pela extensão aos mercados estrangeiros; outro foi identificado na crescente atenção dada à relação entre alimentos gordurosos e salgados e doenças cardiovasculares, destacada pela Dieta do Arroz do alemão Walter Kemner e pela Dieta Mediterrânea de Ancel Keys.

O declínio dos alimentos salgados ocorreu na passagem dos anos sessenta e setenta. Nas fábricas de Cocco a produção em salgado acabou com os irmãos Salvatore e Francesco di Giuseppe. Mas o azeite tornava o método mais caro para a adição das fases de fervura, esterilização e soldagem no ciclo de produção.

All’alba della crisi

No alvorecer da crise

La produzione nell’annata di pesca 60/61 iniziava sotto una cattiva proiezione, causata dalla chiusura di alcune fabbriche già in crisi. A questo si aggiunse che il pescato scaricato nel porto di Olhão da dieci traineiras era insufficiente ad alimentare in pieno la capacità produttiva delle aziende. Inoltre, la maggior parte delle sardine proveniva da Portimão e da Vila Real de Santo António, fino alla fine di settembre; e, a partire dal mese di ottobre, bisognava ricorrere al pescato della lontana Matosinhos. Questa scarsità di pesce era principalmente dovuta alla mancanza di un fermo biologico e alla diminuzione del plancton, alimento del pesce azzurro 7.

Da quell’annata le difficoltà per le fabbriche non si fermarono più: il volume di pesca continuava a decrescere mentre il consumo interno aumentava. Gli stabilimenti non riuscivano a instradarsi su un’innovazione tecnologica finalizzata alla meccanizzazione della filiera produttiva, attuata ancora alla vecchia maniera con procedimenti manuali; mentre l’alta qualità delle conserve non era più sufficiente a contrastare la concorrenza dei paesi stranieri come Marocco, Francia e Spagna, dove l’olio di arachidi prendeva il pesto del costoso olio d’ oliva.

La causa primaria della crisi industriale che ormai si era delineata, comunque, rimaneva la mancanza delle sardine. La situazione fu così preoccupante da spingere il governo, nel 1970, ad avviare negoziati con le “gilde” e le “organizzazioni sindacali” per la chiusura di alcune aziende ormai indebolite dalla forte crisi. I negoziati ebbero successo e subito furono stabilite le condizioni perché le fabbriche in crisi potessero chiudere volontariamente sotto l’azione di allettanti incentivi. Nello stesso tempo il governo, mirando a riorganizzare l’industria, suggeriva la necessita di un consociativismo tra le imprese, di un rafforzamento della flotta peschereccia, di un approntamento di unita navali frigorifere capaci di operare sul luogo di pesca nnei periodi di abbondanza. Ma le cose non andarono cost la ripresa non si manifesto secondo le previsioni e i costi di produzione ottenuti non furono sufficienti a contrastare l’agguerrita concorrenza maghrebina. Fu l’inizio della diversificazione della domanda del pesce conservato: il gusto era cambiato perché era diventato più esigente, e la surgelazione metteva in mercato una varietà di pesce decisamente migliore rispetto a quella offerta dalla conservazione tradizionale. Cominciava a diffondersi la pesca a strascico con le paranze.

7 – Dati e considerazioni fornire dalla direzione del Museo della pesca di Portimão in Algarve.

A produção no ano de pesca 60/61 começou com uma projeção má, causada pelo encerramento de algumas fábricas já em crise. A isto acrescentou-se que as capturas descarregadas no porto de Olhão por dez traineiras eram insuficientes para alimentar plenamente a capacidade produtiva das empresas. Além disso, a maioria das sardinhas vinham de Portimão e Vila Real de Santo António, até finais de Setembro; e, a partir do mês de outubro, foi necessário recorrer às capturas da longínqua Matosinhos. Essa escassez de peixes deveu-se principalmente à falta de iterrupção biológica e à diminuição do plâncton, alimento para os peixes azuis 7.

A partir desse ano as dificuldades para as fábricas não pararam: o volume de pesca continuou a diminuir enquanto o consumo interno aumentou. As fábricas não se conseguiam focar na inovação tecnológica voltada para a mecanização da cadeia produtiva, ainda implementada de forma antiga com procedimentos manuais; enquanto a alta qualidade das conservas não era já por si só suficiente para resistir à concorrência de países estrangeiros como Marrocos, França e Espanha, onde o óleo de amendoim levou a melhor sobre o preço do dispendioso azeite.

A principal causa da crise industrial que agora surgia, no entanto, continuava a ser a falta de sardinhas. A situação era tão preocupante que levou o governo, em 1970, a iniciar negociações com as “guildas” e “sindicatos” para o encerramento de algumas empresas fragilizadas pela grave crise. As negociações foram bem sucedidas e imediatamente foram criadas as condições para que as fábricas em crise fechassem voluntariamente sob a ação de incentivos atrativos. Ao mesmo tempo o governo, visando reorganizar a indústria, sugeriu a necessidade de uma associação entre as empresas, um fortalecimento da frota pesqueira, uma preparação de unidades navais frigoríficas capazes de operar no local de pesca em tempos de abundância. Mas as coisas não correram porque a recuperação não se manifestou de acordo com as previsões e os custos de produção obtidos não foram suficientes para contrariar a acirrada concorrência do Magrebe. Era o início da diversificação da demanda de pescado em conserva: o sabor mudou porque se tornou mais exigente, e a congelação colocou no mercado uma variedade de pescado muito melhor do que a oferecida pela conserva tradicional. A pesca de arrasto com arrastões começou espalhar-se.

7 – Dados e considerações fornecidos pela direção do Museu da Pesca de Portimão no Algarve.

La rivoluzione dei garofani dà il colpo di grazia al pesce inscatolato

A revolução dos cravos dá o golpe final nas conservas de peixe

Nel 1974 insorgevano i militari progressisti contro ciò che restava del cosiddetto Estado Novo, il regime che sotto l’autorità di Antonio Salazar e Marcelo Caetano era stato la dittatura più longeva dell’Europa Occidentale. Le proteste erano indirizzate contro le ingenti spese dello Stato per tenere in piedi un anacronistico impero coloniale e contro l’incapacità del governo di superare l’isolamento del Portogallo negli anni di maggior fermento civile e sociale dell’Occidente. Con l’avvento del socialismo di Soares, furono creati, nel 1977, i Gémios e i Sindacati. Tutto cambiava nella disciplina e nella regolamentazione del lavoro. Venne eliminate ii lavoro stagionale e garantito il lavoro continuativo annuale.

Fu garantito uno stipendio mensile per tutti, sulla base delle categorie professionali. Furono firmati accordi collettivi sui diritti e doveri dei lavoratori.

Queste misure, prese nell’intento di superare le criticità sofferte dalle imprese, ebbero subito l’effetto di far lievitare sensibilmente i costi di produzione e rendere più agguerrita la concorrenza del Nord-Africa, portando inesorabilmente alla perdita di posti di lavoro e all’inizio della chiusura delle fabbriche. Nel 1983 si contavano ancora 152 industrie conserviere in Portogallo ma nel giro di due-ere anni chiusero quasi tutte.

I Cocco non furono i primi a chiudere le fabbriche. Cercarono di mantenere alta qualità del prodotto anche quando furono costretti a ricorrere al pesce surgelato, nell’ assenza di quello fresco, per mantenere continuativo il lavoro durante l’anno.

Non pensarono mai, come tutti, di superare la “discontinuità” causata dal passaggio della conserva in scatola a quella surgelata con la diversificazione del prodotto e l’introduzione dell’automazione.

Nel 1986 tutti i Cocco non furono più presenti nell’imprenditoria del pesce conservato. A Olhão rimasero solo due fabbriche; a Portimão una; a Lagos nessuna; a Matosinhos due; a Setúbal nessuna.

Em 1974, militares progressistas levantaram-se contra o que restava do chamado Estado Novo, o regime que, sob a autoridade de António Salazar e Marcelo Caetano, foi a ditadura mais longa da Europa Ocidental. Os protestos foram dirigidos contra os enormes gastos do Estado para manter um império colonial anacrônico e contra a incapacidade do governo de superar o isolamento de Portugal nos anos de maior turbulência civil e social no Ocidente. Com o advento do socialismo de Soares, os Grémios e os Sindicatos foram criados em 1977. Tudo mudou na disciplina e regulamentação do trabalho. O trabalho sazonal foi eliminado e o trabalho anual contínuo garantido.

Foi garantido um salário mensal para todos, com base nas categorias profissionais. Foram assinados acordos coletivos sobre os direitos e deveres dos trabalhadores.

Estas medidas, tomadas com o objetivo de ultrapassar as críticas sofridas pelas empresas, tiveram de imediato o efeito de aumentar significativamente os custos de produção e tornar mais acirrada a concorrência do Norte de África, levando inexoravelmente à perda de postos de trabalho e início do encerramento de fábricas. Em 1983 existiam ainda 152 indústrias conserveiras em Portugal, mas em dois anos quase todas encerraram.

A família Cocco não foi a primeira a fechar fábricas. Tentaram manter a elevada qualidade do produto mesmo quando foram obrigados a recorrer ao peixe congelado, na ausência de peixe fresco, para manter o trabalho em curso ao longo do ano.

Como todos, nunca pensaram em superar a “descontinuidade” causada pela mudança de conservas enlatadas para congeladas com a diversificação de produtos e a introdução da automação.

Em 1986 todas as Cocco’s deixaram de estar presentes no negócio de conservas de peixe. Apenas duas fábricas permaneceram em Olhão; em Portimão uma; em Lagos nenhuma; em Matosinhos duas; em Setúbal nenhuma.

La farmaceutica

A farmaceutica

Protagonista della svolta farmaceutica dei Cocco è Michele/Miquel Cocco. Nasce nel 1910, da Paolo Cocco e Rosina Cocco, a Marettimo, nella Via del Pozzo, la via che un tempo dalla Chiusa portava direttamente al Pozzo/abbeveratoio dello Scaro di mezzo. I due giovani genitori sono cugini e coetani, Lui figlio di Michele e Lei figlia di Giuseppe.

Il piccolo vive con la madre i suoi primi nove anni di vita nell’Isola, e giunge alla sua adolescenza con spiccate doti d’intelligenza e di dedizione al lavoro. Studia medicina in Portogallo, specializzandosi in pediatria nell’Università di Napoli. Ritorna a Lisbona e rimane per alcuni anni a esercitare la professione di medico all’interno di un ospedale.

Amore per la ricerca e studio sono le primarie ambizioni e così, abbandonato I’ ospedale, comincia a praticare le sue prime sperimentazioni farmacologiche nel retrobottega di una farmacia.

Siamo alla fine degli anni Trenta e le scoperte di Fleming e dei suoi assistenti Chain e Florey, nell’Università di Oxford, cominciano a proporre, senza grande accoglienza, l’uso della Penicillina contro le infezioni batteriche. Il giovane medico Michele sperimenta, su campioni di muffe Penicillium notatum avuti dall’Università di Oxford, la possibilità di rendere più stabile l’azione della prima Penicillina estratta dal fungo. I risultati sono promettenti l’idea di una produzione su scala commerciale comincia a prendere forma.

Miquel occasionalmente riprende i contatti con un suo vecchio compagno di liceo, il portoghese António Bravo, figlio dell’uomo di fiducia che il padre Paolo mantiene nello stabilimento di Lagos.

Bravo intuisce subito il valore commerciale di quei risultati e convince Miquel a farsi sostenere finanziariamente dal padre nell’acquisto della farmacia in cui opera, in modo che il profitto delle vendite possa mantenere il futuro delle ricerche.

Finalmente, nel 1943, l’industria americana, spinta dalla necessita di curare i feriti di guerra, da inizio alla produzione industriale della Penicillina, concretizzando così l’idea di un farmaco antibatterico da porre nel mercato a un prezzo accessibile.

O protagonista do avanço farmacêutico da Cocco é Michele/ Miquel Cocco. Nasceu em 1910, filho de Paolo Cocco e Rosina Cocco, em Marettimo, na Via del Pozzo, a estrada que outrora levava diretamente do Chiusa ao Pozzo / cocho do Scaro di mezzo. Os dois jovens pais são primos da mesma idade, ele é filho de Michele e ela é filha de Giuseppe.

O pequeno vive com a mãe os primeiros nove anos de vida na ilha e chega à adolescência com marcada inteligência e dedicação ao trabalho. Estuda medicina em Portugal, especializando-se em pediatria na Universidade de Nápoles. Regressa a Lisboa e permanece alguns anos a exercer a profissão de médico num hospital.

O amor pela investigação e pelo estudo são as ambições primordiais e assim, tendo abandonado o hospital, começa a realizar as suas primeiras experiências farmacológicas nos fundos de uma farmácia.

Estamos no final dos anos 30 e as descobertas de Fleming e seus assistentes Chain e Florey, da Universidade de Oxford, começam a propor, sem muita aceitação, o uso da penicilina contra infecções bacterianas. O jovem médico Michele experimenta, em amostras de moldes de Penicillium notatum obtidas na Universidade de Oxford, a possibilidade de tornar mais estável a ação da primeira penicilina extraída do fungo. Os resultados são promissores à medida que a ideia de produção em escala comercial começa a tomar forma.

Ocasionalmente, Miquel retoma o contacto com um antigo amigo do liceu, o português António Bravo, filho do homem de confiança que o seu pai Paolo mantém na fábrica de Lagos.

Bravo percebe imediatamente o valor comercial desses resultados e convence Miquel a obter apoio financeiro do pai na compra da farmácia em que atua, para que o lucro das vendas mantenha o futuro das pesquisas.

Finalmente, em 1943, a indústria americana, impulsionada pela necessidade de tratar os feridos de guerra, iniciou a produção industrial da Penicilina, concretizando assim a ideia de um medicamento antibacteriano a ser colocado no mercado a um preço acessível.

 

L'ingresso nel mercato farmaceutico

A entrada no mercado farmaceutico

Si costituisce una prima società era i due, la IF (Industria Farmaceutica), e vengono subito chieste allo Stato le necessarie autorizzazioni per produrre farmaci. La farmacia sarà il primo ponce di lancio verso il mercato.

La partecipazione paritaria era i due soci farebbe pensare a un errore d’ingenuità manageriale da parte di Cocco, visto che idea e capitale provengono dalla sua famiglia, ma sicuramente è una mossa intelligente: con quel 50% nessuno dei due soci prevarrà sull’ altro e il carattere scientifico e innovativo di Miquel si potrà parimenti integrare con l’abilita e l’intuito commerciale di Bravo.

Miquel continua a frequentare l’Università di Oxford, da cui era partito lo strepitoso viaggio della Penicillina, aggiungendo ai suoi prodotti anche la Streptomicina. Il suo attaccamento all’azienda e alla ricerca diverrà sempre più profondo, trascurando persino i suoi doveri familiari, la moglie Júdice sposata nel 1943 e il piccolo Paolo Miquel, nato l’anno successivo.

Nell’immediato dopoguerra viene creato, sulle ceneri dell’industria Farmaceutica, l’Istituto Lusofarmaco di Lisbona e, a breve seguire, la Medicamenta e la Tecnifar.

La “Penicillina oleosa stabile “, ideata da Miquel, si diffonde velocemente oltre che sul mercato portoghese anche su quello italiano. Si aggiungono altri farmaci, dai sulfamidici alle pomate, ai vitaminizzanti e anche ai cosmetici.

Un’attenta analisi di mercato nell’area lombarda, dove si era evidenziata un’attiva presenza di piccole aziende farmaceutiche non ancora interessate alla penicillina, spinge nel 1952 a fondare a Milano l’istituto Lusofarmaco d’Italia, come diretta emanazione dell’omonimo istituto di Lisbona, per commercializzare direttamente in Italia i prodotti già presenti nel mercato lusitano.

La produzione delle fiale viene concepita all’interno di uno schema produttivo automatico con l’inserimento di macchine “infialatrici” di concezione italiana, e strategicamente viene avviata un’energica azione divulgatrice verso i medici con l’invio di sessantamila campioni gratuiti di Penicillina oleosa stabile. Grosso impegno economico per un’azienda nel suo nascere, ma astuto accorgimento per navigare a piene vele per più di un ventennio.

Per tutti gli anni Cinquanta. e sessanta i profitti vanno molto bene. Il mercato della Lusofarmaco viene esteso oltreoceano, in Brasile e negli stati Uniti, e non mancano collaborazioni importanti come quella con la Lever americana. Le cose cominciano a cambiare con la Rivoluzione dei garofani del 1974, che segna l’inizio del declino della Lusofarmaco dei Cocco. Nel timore di una nazionalizzazione dell’industria farmaceutica, Miquel e Bravo si spostano per un paio di anni in Svizzera. Si terne che la presenza dello Stato nell’Istituto di Lisbona possa mettere in luce aspetti gestionali non propriamente ortodossi.

Fortunatamente questo non avviene perché lo Stato vuole evitare quello che già era successo a Cuba: la scarsa disponibilità di medicinali causata dalla nazionalizzazione.

Nel 1976, allora, i due imprenditori fanno ritorno a Lisbona. Miquel, però, si ammala di cancro e, dopo un intervento chirurgico in Svezia, muore il 29 aprile 1977. Poco dopo muore anche António Bravo.

La Lusofarmaco di Cocco e Bravo, sotto la rissosa gestione degli eredi, comincia a vivere la sua inevitabile fine: nel 1982, l’Istituto di Lisbona viene venduto all’americana Procter & Gamble; nel 1983, l’Istituto d’ltália viene ceduto all’italiano Gruppo Menarini. Oggi la Lusofarmaco e ancora un’Azienda internazionale con un ampio listino di farmaci innovativi e un importante investimento nella Ricerca e Sviluppo.

A primeira empresa formada, foi a IF (Indústria Farmacêutica), e as autorizações necessárias para produzir medicamentos são imediatamente solicitadas ao Estado. A farmácia será o primeiro palco de lançamento para o mercado.

A participação igualitária dos dois sócios sugeriria um erro por parte de Cocco, já que a ideia e o capital vêm de sua família, mas certamente é uma jogada inteligente: com esses 50% nenhum dos sócios prevalecerá sobre o outro e o caráter científico e inovador de Miquel também pode ser integrado à habilidade e intuição comercial da Bravo.

Miquel continua a estudar na Universidade de Oxford, onde começou a incrível jornada da Penicilina, acrescentando Estreptomicina aos seus produtos. Aprofunda-se a sua ligação à empresa e à investigação, mesmo descurando os deveres familiares casou em 1943 com a sua mulher Júdice e o pequeno Paolo Miquel, nasce no ano seguinte.

Imediatamente após a guerra, foi criado o Instituto Lusofarmaco de Lisboa sobre as cinzas da Indústria Farmacêutica e, pouco depois, da Medicamenta e da Tecnifar.

A “penicilina oleosa estável”, idealizada por Miquel, difundiu-se rapidamente não só no mercado português como também no italiano. Outros medicamentos foram adicionados, desde sulfonamidas a pomadas, vitaminas e até cosméticos.

Uma cuidadosa análise de mercado na área da Lombardia, onde se destacava uma presença ativa de pequenas empresas farmacêuticas ainda não interessadas na penicilina, levou à fundação do instituto Lusofarmaco d’Italia em Milão em 1952, como uma emanação direta do homónimo Lisbon Institute, para comercializar produtos já presentes no mercado lusitano diretamente em Itália.

A produção dos frascos é concebida dentro de um esquema de produção automática com a inserção de máquinas de “enchimento” de concepção italiana, e uma ação enérgica de divulgação junto aos médicos é lançada estrategicamente com o envio de sessenta mil amostras grátis de penicilina oleosa estável. Um grande compromisso financeiro para uma empresa em nascimento, mas um truque inteligente para navegar a todo vapor por mais de vinte anos.

Ao longo da década de 1950 e sessenta os lucros são muito bons. O mercado da Lusofarmaco estende-se além-mar, no Brasil e nos Estados Unidos, e não faltam colaborações importantes como a da americana Lever. As coisas começam a mudar com a Revolução dos Cravos de 1974, que marca o início do declínio da Lusofarmaco dei Cocco. Temendo uma nacionalização da indústria farmacêutica, Miquel e Bravo mudam-se para a Suíça por alguns anos. Note-se que a presença do Estado no Instituto de Lisboa pode evidenciar aspectos de gestão que não são estritamente ortodoxos.

Felizmente isso não acontece porque o Estado queria evitar o que já havia acontecido em Cuba: a escassa disponibilidade de medicamentos causada pela nacionalização.

Em 1976, então, os dois empresários regressaram a Lisboa. Miquel, no entanto, adoeceu com câncer e, após cirurgia na Suécia, morreu em 29 de abril de 1977. Logo depois, António Bravo também faleceu.

O Lusofarmaco di Cocco e Bravo, sob a gestão briguenta dos herdeiros, começa a viver o seu inevitável fim: em 1982, o Instituto de Lisboa é vendido à americana Procter & Gamble; em 1983, o Istituto d’ltália foi vendido ao grupo italiano Menarini. Hoje a Lusofarmaco continua a ser uma empresa internacional com uma vasta gama de medicamentos inovadores e um importante investimento em investigação e desenvolvimento.

Conclusioni

Conclusões

Il rapido ciclo di ascesa/declino dei Cocco imprenditori in Portogallo, esauritosi nel giro di sole due generazioni, induce ad alcune riflessioni, strettamente legate alle vicende vissute.

Sotto l’aspetto imprenditoriale la storia dei Cocco e il naturale riflesso degli avvicendamenti storici e sociali che nel Novecento hanno caratterizzato l’emigrazione e l’ascesa industriale di quegli uomini che avevano saputo trarre dalle loro origini la loro forza vitale.

Per i Cocco questa forza si era espressa nell’industria conserviera del pesce sotto-sale, nata a cavallo era Ottocento e Novecento, favorita dall’abbondanza di pesce azzurro lungo la costa atlantica, dalla manodopera locale a basso costo e da una domanda sempre crescente fino al secondo conflitto mondiale.

A partire dagli anni Cinquanta, però, qualcosa di nuovo cominciava ad apparire nel panorama sociale e mercantile del Mediterraneo: cambiavano il gusto, le tecniche di conservazione, le tecniche di pesca. Ma soprattutto cambiava la società e la quantità del pescato locale. Novità che imponevano un corrispondente mutamento di cultura aziendale.

Per attuarlo bisognava reagire con tempestività, diventare “attaccanti”, promuovendo innovazioni opportune, non prescindibili dalle logiche di mercato. Invece, fu mantenuta una sola forma di cultura, incapace di prevedere il momento del cambiamento, convinta di poter gestire l’azienda come nel passato, ricorrendo a un’innovazione introdotta a piccole dosi.

Se i Cocco imprenditori del pesce non riuscirono a guadagnarsi la sopravvivenza attraverso le vie del rinnovamento e dell’innovazione, lo stesso non può dirsi per il Cocco Miquel della farmaceutica.

Questi aveva ben capita come il future fosse strettamente legato alla Ricerca. Aveva concentrate tutti i suoi sforzi di studioso sul “nuovo”, la Penicillina; ne aveva intuito l’enorme potenziale e con l’azione tempestiva di un marketing strategico aveva create le fondamenta di un’azienda che, avvalendosi anche della diversificazione, aveva generato profitti importanti.

Tutto in sintonia con i principi e i ritmi della nuova era industriale, ma solo fino agli inizi degli anni Settanta, quando la Rivoluzione dei garofani e la decisa avanzata della globalizzazione cominciavano a far cambiare il paese. Miquel e Bravo non furono più gli stessi: la ricchezza, la sicurezza, e le donne, probabilmente, indebolirono l’entusiasmo e soprattutto la loro attenzione verso il future.

Miquel Cocco e Antonio Bravo avevano esaurito ormai il loro ruolo di “attaccanti” per confinarsi nel ruolo meno rischioso della difesa, forzato anche dalle gravi malattie che avrebbero causato la fine della loro esistenza.

La vendita da pane degli eredi a due multinazionali di prestigio fortunatamente rimetteva in sesto la Lusofarmaco, mantenendola nel rango delle aziende di successo.

Sotto l’aspetto umano, la vicenda dei Cocco ci riporta istintivamente alla storia de I Malavoglia, Ma quanta lontana; però, appare la cupa storia della famiglia di pescatori di Acitrezza dalla realtà familiare dei Cocco di Marettimo, dove “non c’è miseria, non avviene un furto, non avviene un omicidio, un ferimento, una rissa […] dove la natura detta la legge della vita: il lavoro. 8

8 Da un articolo di un giornalista anonimo del quotidiano Il Mare, Periodico Socialista, nº 23 del 9 luglio 1893, fondato da Giacomo Montalto, e ripubblicato da Salvatore Costanza nel suo saggio I fasci dei lavoratori, l’esperienza trapanese, edito da Associazione per la tutela delle tradizioni popolari del trapanese, 1990.

O rápido ciclo de ascensão/declínio dos empresários Cocco em Portugal, que terminou em apenas duas gerações, leva a algumas reflexões, intimamente ligadas aos acontecimentos vividos.

Do ponto de vista empresarial, a história da família Cocco é o reflexo natural das mudanças históricas e sociais que no século XX caracterizaram a emigração e a ascensão industrial daqueles homens que souberam tirar a sua força vital das suas origens.

Para a família Cocco, essa força expressava-se na indústria de conservas de pescado salgado, nascida na passagem dos séculos XIX para XX, favorecida pela abundância de peixes azuis ao longo da costa atlântica, pela mão de obra local de baixo custo e por um aumento da procura até à Segunda Guerra Mundial.

A partir da década de 1950, porém, algo novo começou a aparecer na paisagem social e mercantil do Mediterrâneo: o gosto, as técnicas de conservação, as técnicas de pesca mudaram. Mas acima de tudo, a sociedade e a quantidade de peixes locais mudaram. Notícias que exigiam uma mudança correspondente na cultura corporativa.

Para implementá-lo, era preciso reagir prontamente, tornarem-se “atacantes”, promovendo inovações apropriadas, que não podiam ser dissociadas da lógica do mercado. Em vez disso, manteve-se apenas uma forma de cultura, incapaz de prever o momento da mudança, convencida de que poderiam gerir a empresa como no passado, recorrendo à inovação introduzida em pequenas doses.

Se os empresários do pescado Cocco não conseguiram ganhar a sua sobrevivência pelos caminhos da renovação e da inovação, o mesmo não pode ser dito para o Cocco Miquel da farmacêutica.

Ele entendia bem como o futuro estava intimamente ligado à pesquisa. Havia concentrado todos os seus esforços como estudioso da “nova” Penicilina; tinha percebido o seu enorme potencial e com a ação oportuna do marketing estratégico criou as bases de uma empresa que, também fazendo uso da diversificação, gerou lucros significativos.

Tudo em sintonia com os princípios e ritmos da nova era industrial, mas apenas até o início dos anos 1970, quando a Revolução dos Cravos e o avanço decisivo da globalização começaram a mudar o país. Miquel e Bravo já não eram os mesmos: riqueza, segurança e mulheres provavelmente enfraqueceram seu entusiasmo e sobretudo sua atenção ao futuro.

Miquel Cocco e Antonio Bravo esgotaram agora o seu papel de “atacantes” para se limitarem ao papel menos arriscado da defesa, também forçados pelas graves doenças que teriam causado o fim da sua existência.

Felizmente, a venda do capital dos herdeiros a duas prestigiadas multinacionais colocou a Lusofarmaco de volta nos trilhos, mantendo-a no ranking das empresas de sucesso.

Do ponto de vista humano, a história da família Cocco remete-nos instintivamente para a história de I Malavoglia, mas já quão longe; no entanto, a história sombria da família de pescadores Acitrezza surge da realidade familiar do Cocco di Marettimo, onde “não há miséria, não há roubo, não há assassinato, não há ferimento, não há briga […] onde a natureza dita a lei da vida: trabalho. 8

8 retirado de um artigo de jornalista anônimo do jornal Il Mare, Periódico Socialista, nº 23 de 9 de julho de 1893, fundado por Giacomo Montalto, e republicado por Salvatore Costanza no seu ensaio The bundles of workers, the Trapani experience, publicado pela Associação para a proteção das tradições populares de Trapani, 1990.

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